venerdì 20 agosto 2010

Mare Nostrum

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Vi ho raccontato del viaggio del Bamboo, ma non ho ancora raccontato tutto.

Posso parlarvi ancora di quello che abbiamo scoperto dentro il blu, il blu perfetto di questo mare.

Dopo il vento e le onde del mare aperto si cala l’ancora in una tranquilla caletta, facendo attenzione a non danneggiare le praterie di Posidonia.

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Se il nostro Mediterraneo, o Mare Nostrum come lo chiamarono i Romani e prima ancora le tribù illiriche arrivate in Italia dai Balcani, è unico, ancora più unica è la Posidonia.

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La Posidonia oceanica non è un alga ma una pianta acquatica, ed è endemica del bacino mediterraneo. Esiste solo qui.

E’ un indicatore biologico, la sua presenza indica la buona qualità dell’ambiente. Fornisce riparo e nutrimento a numerose specie e salvaguardia la linea costiera dall’erosione.

Con le sue radici legnose e i suoi rizomi ancora il substrato del  fondale. Con le lunghe foglie nastriformi, trasportate dalle onde sulla battigia a formare una spessa coperta chiamata banquette, protegge le spiagge dalle mareggiate e dall’azione del vento.

Per capire l’importanza di questa pianta è bene sapere che la perdita di un metro lineare di prateria significa la scomparsa di diversi metri di spiaggia.

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Le fibre della Posidonia,  lavorate e intrecciate dalle onde, formano queste palline che hanno il serissimo nome di egagropili

Nel 2006, attraverso l’uso di marcatori genetici, è stata scoperta alle Baleari, all’interno di una vasta prateria di Posidonia, una pianta che probabilmente è uno degli organismi più grandi e anziani esistenti sulla Terra, lunga 8 chilometri e vecchia di 100.000 anni.

Non sottovalutiamola dunque, ne sa molto più di noi.

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Questa è una spiaggia come si deve, una autentica spiaggia selvaggia con dune e piante pioniere. Importantissimi per l’ecosistema costiero, questi vegetali colonizzano le dune consolidate, permettendo così l’insediamento di specie legnose più esigenti.

Le dune così ‘fissate’ ostacolano i venti ricchi di salsedine e il trasporto di sabbia verso l’interno.

Torniamo al mare.

Dove finisce la prateria di Posidonia troviamo gli scogli e facciamo altri incontri: sembrano esseri  usciti da un episodio di Star Trek: strane, nuove forme di vita mai incontrate prima..


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Questa invece la conosciamo, ha fama di possedere un certo caratterino.. Meglio essere discreti, le murene sono molto gelose della loro privacy.

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Queste fantastiche foto subacquee sono opera di Ingrid e Flavia, esperte di snorkeling ed immersione in apnea. Io non arrivo a tanto, anche se provo ad immergermi dopo pochi secondi schizzo in superfice come un tappo di sughero. Con me il principio di Archimede funziona benissimo..


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Sapete, è arrivato il momento di salutare il Bamboo.

Tutto l’equipaggio ci ha lasciato un pezzetto di cuore su questa barca.

Se guardate bene, qualcuno sembra stia sistemando la randa ma in realtà è aggrappato all’albero maestro perché non vuole lasciare il Bamboo. Convincerlo è stata un’ardua impresa.

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E questo?

E’ il nostro regalo di saluto a Stani.

Abbiamo subito alcune dolorose perdite durante la navigazione nel Santuario Pelagos.

Eh si, non tutto è sole, mare, vento ed happy hour sul ponte con spritz e tartine.. C’era un secchio rosso di belle speranze con cui  abbiamo condiviso di tutto: trasporto oggetti, lavaggio del ponte, lavaggio dell’equipaggio e altre cose, che qui è meglio non ricordare. Assicurato con una lunga e resistente cima, veniva calato in mare alla bisogna.

Fino al giorno in cui – sabotaggio! – all’ennesimo lancio tra la Corsica e l’Elba ci siamo accorti che il nodo era sciolto e il secchio è andato perduto tra i flutti. Perduto per sempre. Un duro colpo per Stani, sappiamo che niente potrà compensare la perdita ..

Un grazie infinito a:

Andrea ed Ingrid, biologi marini di Idea Calypso;
Stanislao, skipper del Bamboo - Fondazione Exodus;
Angelica, Flavia, Lorenza, Irene, Francesca e Claudio:  Bamboo crew settimana 24/31 luglio 2010;
Greenpeace.

Le foto sono state scattate dall'equipaggio del Bamboo nel corso dell'Operazione Pelagos 2010 - Idea Calypso, settimana 24/31 luglio 2010.


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Grazie a Isabella di Capoliveri, Isola d’Elba, per il suo appoggio logistico e per la sua amicizia.

Grazie a voi per avermi seguito in questo viaggio e.. Sappiatelo, non è finita!


3 commenti:

golden ha detto...

Io amo il mare, oltre che un bellissimo e magico posto dove rifugiarsi è anche una delle creazioni più belle della natura e tutto quelloc he ci sembra così ovvio che neanche ci pensiamo è uno spettacolo divino!

roberta ha detto...

Che meraviglia questo post!!!
grazie!

Animalia ha detto...

Grazie a voi! Condividere quanto mi ha lasciato questa esperienza è un piacere. Un abbraccio! :)